Umberto Croppi, un appassionato di giornalismo, ha recentemente fatto una scoperta sorprendente: un vecchio giornale dell’agosto 1980 intitolato “Come Duce vogliamo il Signore degli anelli”. Il giornale conserva un prezioso reportage scritto da Giovanni Forti sul Campo Hobbit di Castel Camponeschi.
Questo campo, situato in un paese disabitato nella provincia dell’Aquila, rappresentava un luogo di ritrovo per giovani provenienti da diverse fedi politiche. Nel momento in cui Giovanni Forti scrisse il reportage, era un giovane di sinistra di soli ventisei anni.
Il Campo Hobbit era frequentato da tremila ragazzi appartenenti alla Gioventù Italiana del Lavoro (GIL), un’organizzazione giovanile legata al Movimento Sociale Italiano (MSI). Tuttavia, all’interno del campeggio non erano presenti segni politici evidenti, ma piuttosto una condivisione di un profondo interesse per il mondo di “Il Signore degli Anelli” di J.R.R. Tolkien.
Durante il Campo Hobbit, i giovani trascorrevano le loro giornate immergendosi completamente nell’atmosfera fantastica creata dall’autore inglese. Organizzavano giochi di ruolo, si sfidavano a duelli con spade di legno e partecipavano a discussioni appassionate sulle caratteristiche dei personaggi della trilogia.
Nonostante le loro differenti provenienze politiche, durante il Campo Hobbit i ragazzi riuscivano a lasciare da parte le loro divergenze e a unire le loro passioni comuni. Il reportage di Giovanni Forti ne è un esempio tangibile, in cui si sottolinea come le ideologie politiche possano essere superate da interessi e passioni condivise.
Questo ritrovo insolito ha lasciato un segno duraturo nella vita di molti partecipanti, molti dei quali ancora oggi ricordano con affetto quei giorni passati nel Campo Hobbit. È un esempio di come la cultura possa superare le divisioni politiche e favorire l’unione tra le persone.
L’articolo di Giovanni Forti, ritrovato da Umberto Croppi, rappresenta un tassello importante nella storia del Campo Hobbit di Castel Camponeschi e del Movimento Sociale Italiano. Con il passare degli anni, questa esperienza unica continua a ispirare nuove generazioni che cercano un modo diverso di unire le persone attraverso l’amore per la letteratura e per la fantasia.
L’importanza di questo reportage sta nel mettere in evidenza la capacità della cultura di superare le barriere politiche, portando le persone a unire le loro passioni in un clima di rispetto reciproco. Il Campo Hobbit rappresenta un esempio positivo di come la diversità possa essere celebrata e condivisa, promuovendo un senso di comunità e di solidarietà.
Oggi, grazie a Umberto Croppi e alla sua scoperta straordinaria, il reportage di Giovanni Forti sul Campo Hobbit di Castel Camponeschi è finalmente tornato alla luce, permettendo a tutti di comprendere l’importanza di un’esperienza così particolare all’interno del contesto storico italiano.
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