I sindacati CGIL, CISL e UIL hanno chiesto un incontro urgente al governo riguardo alla possibile vendita di un’altra quota di Poste Italiane. Il Consiglio dei ministri ha approvato il regolamento che autorizza il ministero a vendere una parte della sua partecipazione, attualmente del 29,2% del capitale. Il ministero del Tesoro ha precisato che l’operazione di privatizzazione di Poste avverrà nell’ambito di una più ampia riorganizzazione delle partecipazioni pubbliche. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha affermato che lo Stato deve mantenere il controllo e non scendere sotto il 35% di partecipazione.
Secondo quanto emerso, il governo sta valutando la possibilità di mettere sul mercato tra il 10 e il 20% delle azioni di Poste Italiane. Un’operazione di vendita che non superi il 15% consentirebbe al ministero del Tesoro e alla Cassa Depositi e Prestiti di conservare la maggioranza assoluta nell’azionariato. Tuttavia, questa decisione porterebbe a una riduzione stabile dei dividendi a favore del Tesoro.
Da rilevare che nel 2020, Poste ha versato al Tesoro cedole per un valore di 260 milioni di euro. I sindacati CGIL, CISL e UIL, temendo conseguenze negative per i lavoratori del gruppo Poste Italiane, hanno sollecitato un incontro urgente al governo per discutere degli sviluppi in corso.
È importante sottolineare che anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni si era opposta all’ulteriore cessione di quote di Poste Italiane in passato. In ogni caso, questa operazione di vendita potrebbe mettere in discussione la stabilità occupazionale dei oltre 120.000 dipendenti del gruppo Poste Italiane.
Resta da vedere come si svilupperanno le discussioni tra il governo e i sindacati, ma è evidente che l’effetto di questa possibile vendita avrà un impatto significativo sia sul settore postale che sull’occupazione nel paese. I prossimi sviluppi sul futuro di Poste Italiane saranno cruciali per l’economia nazionale e per il benessere dei lavoratori coinvolti.
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