Dal 22 settembre, l’Italia ha vietato la vendita di olio di CBD nei normali negozi, rendendola disponibile solo in farmacia dietro presentazione di ricetta medica. L’olio di CBD viene estratto dalla pianta di canapa ed è ampiamente utilizzato per il trattamento di disturbi come insonnia, ansia, stress, dolori mestruali, emicrania e dolore cronico.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità e la Corte di Giustizia Europea hanno affermato che il CBD non ha effetti stupefacenti. Tuttavia, il governo italiano ha deciso di considerarlo una sostanza stupefacente e lo ha inserito nella tabella dei medicinali. Secondo il decreto, il CBD è efficace per il trattamento di alcune patologie come l’epilessia, ma può essere venduto solo in farmacia e solo dietro presentazione di una ricetta medica, non più come un semplice integratore.
Riccardo Magi, leader anti-proibizionista, ha criticato fortemente questo divieto, definendolo “idiozia proibizionista” e sostenendo che il CBD non è una sostanza stupefacente. Magi ritiene che questa decisione danneggerà l’industria del CBD in Italia. È importante notare che questo è il secondo tentativo di proibire la vendita di olio di CBD nel paese, dopo un decreto simile che era stato emanato dall’ex ministro della Salute Roberto Speranza, ma poi ritirato.
Ci sono preoccupazioni che questa proibizione possa essere il primo passo verso una proibizione totale della cannabis light, una varietà di cannabis con un tenore di THC molto basso. Questa situazione sta mettendo a rischio l’industria del CBD in Italia, che fino ad ora ha ricevuto sostegno dal governo italiano. L’effetto economico di questo divieto potrebbe avere conseguenze significative per il settore e per coloro che si affidano ai prodotti a base di CBD per trattare i propri disturbi.