Una nuova ricerca condotta dall’Università dell’Insubria ha evidenziato un legame tra la variante Eris e l’incremento dei casi di contagio e degli altri indicatori della pandemia. La variante EG.5, infatti, si è dimostrata particolarmente resistente agli anticorpi e ha mostrato una capacità di trasmissione e adesione alle nostre cellule simile alle varianti precedenti dell’Omicron.
I risultati di questo studio spiegano l’aumento dei casi positivi, dei ricoveri in terapia intensiva, dei decessi e del tasso di positività ai tamponi in Italia. Inoltre, sembra che la variante EG.5 stia diventando predominante nel nostro paese, essendo presente in almeno il 40% dei casi sequenziati.
Questi dati fanno sfumare le speranze che le nuove varianti, compresa la Eris, possano diventare meno diffuse nel tempo. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista European Journal of Internal Medicine da un gruppo di studio dell’Università dell’Insubria, coordinato dal professor Fabio Angeli.
I ricercatori hanno focalizzato la loro attenzione sull’effetto di una specifica mutazione chiamata F456L, che si trova nella proteina Spike del virus. Questa mutazione conferisce alla variante EG.5 una maggiore capacità di sfuggire alle difese anticorpali del nostro organismo.
È fondamentale continuare a monitorare e studiare la diffusione delle varianti del virus al fine di guidare future strategie preventive. A tal proposito, l’Università dell’Insubria si impegna a proseguire la sua ricerca e a proporre eventuali linee guida per contenere la diffusione delle varianti.
Per ulteriori informazioni su questa ricerca e sull’evolversi della situazione pandemica in Italia, è possibile visitare il sito ilfioreuomosolidale.org, in cui troverete gli aggiornamenti più recenti e utili informazioni sulla lotta contro il COVID-19.
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