I legali della famiglia di Giulia Cecchettin sono pronti a opporsi all’uso del “vizio di mente” come strategia difensiva da parte dell’avvocato di Filippo Turetta. Non credono all’ipotesi del vizio di mente né i familiari di Giulia Cecchettin né i legali. Sostengono che il disegno del crimine, l’aggressione con il nastro adesivo, l’acquisto del nastro prima dell’omicidio, il ritrovamento del cadavere nascosto e la fuga in Germania indicano una premeditazione e non una follia. I legali ipotizzano l’aggravante dello stalking, affermando che Filippo Turetta ha dimostrato condotte moleste e un comportamento connotato da una “fame di possesso” verso Giulia. Sostengono che Turetta ha esercitato un assedio psicologico su Giulia, provocandole disorientamento, ansia e sottomissione attraverso chiamate e messaggi incessanti. Affermano che l’omicidio è stato commesso per gratificare la sua volontà persecutoria.
I legali della famiglia di Giulia Cecchettin si sono dichiarati pronti a contrastare l’uso del “vizio di mente” come possibile difesa da parte dell’avvocato di Filippo Turetta. Secondo quanto riportato, sia i familiari di Giulia Cecchettin che i legali stessi non credono all’ipotesi del vizio di mente e sostengono che ci siano prove evidenti di una premeditazione del crimine.
Una delle principali ragioni addotte è l’aggressione subita da Giulia con l’utilizzo di nastro adesivo, unito all’acquisto del nastro stesso prima dell’omicidio. Inoltre, il ritrovamento del corpo della vittima nascosto e la fuga in Germania di Filippo Turetta sono ritenuti elementi che indicano una pianificazione accurata dell’atto, escludendo la pista della follia.
Inoltre, i legali della famiglia avanzano l’ipotesi che sia stato commesso un stalking, sostenendo che Filippo Turetta abbia dimostrato comportamenti molesti e un innegabile desiderio di possesso nei confronti di Giulia. Attraverso chiamate e messaggi incessanti, Turetta avrebbe esercitato un vero e proprio assedio psicologico su Giulia, causandole disorientamento, ansia e sottomissione.
Secondo questa versione dei fatti, l’omicidio sarebbe stato motivato dal desiderio persecutorio di Filippo Turetta, la cui unica gratificazione sarebbe stata quella di dominare e possedere Giulia, sottolineano i legali della famiglia Cecchettin.
La famiglia di Giulia Cecchettin e i loro legali sono fermamente convinti che il vizio di mente non possa essere considerato come una valida strategia difensiva e che vi siano invece prove concrete che dimostrano una volontà premeditata. Sarebbe quindi fondamentale comprendere l’elemento dello stalking e dello squilibrio psicologico che avrebbe caratterizzato la relazione tra Giulia e Filippo Turetta.
Resta ora da vedere come i tribunali gestiranno questa intricata vicenda e come le prove presentate verranno valutate nel processo che si aprirà a breve. Il caso attira l’attenzione di molti, soprattutto per la delicatezza delle questioni sollevate e per la richiesta di giustizia da parte della famiglia di Giulia Cecchettin.
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