Il decreto sul concordato preventivo biennale con il fisco è oggetto di dure critiche per la sua incompletezza e la sua mancanza di tecnicità. Secondo il professor Tommaso Di Tanno, questa misura propone a due milioni di contribuenti di pagare le tasse su un reddito superiore rispetto a quello dichiarato in passato, promettendo di non perseguitarli. Ci sono però dubbi sulle cause di decadenza e sulla possibilità di individuare l’evasione fiscale. Le contraddizioni nel decreto potrebbero rendere difficile individuare chi ha mentito al fisco. Gli accertamenti potrebbero interessare l’IVA e i dati comunicati per la proposta di concordato. Inoltre, si temono rischi alternativi legati alla percezione degli accertamenti e alla formulazione delle proposte. È importante sottolineare che il decreto è rivolto ai titolari di partita IVA, che sono noti per la tendenza a pagare meno imposte del dovuto.
Queste misure generate molte discussioni tra gli esperti che temono che non siano sufficienti a contrastare l’evasione fiscale. Secondo il professor Tommaso Di Tanno, il decreto propone ai contribuenti di pagare le tasse su un reddito maggiorato, ma non offre una soluzione efficace al problema dell’evasione fiscale. Questo potrebbe risultare problematico in quanto renderebbe difficile per l’amministrazione finanziaria individuare chi ha mentito sul proprio reddito nei passati anni.
Inoltre, si teme che le proposte formulate nel decreto potrebbero essere mal interpretate o che potrebbero essere soggette a controversie. Ad esempio, gli accertamenti potrebbero riguardare l’IVA o i dati comunicati per la proposta di concordato, ma come verranno effettivamente applicate queste misure rimane ancora incerto.
Il decreto, rivolto in particolare ai titolari di partita IVA, cerca di contrastare la tendenza di questi contribuenti a sottostimare il proprio reddito imponibile. Tuttavia, gli esperti hanno sollevato dubbi sulla sua efficacia nel raggiungere questo obiettivo e sulla possibilità di individuare con precisione chi sta evadendo le tasse. Si tratta quindi di una misura che, sebbene affronti un problema reale, potrebbe risultare inadeguata nel combattere l’evasione fiscale nel modo più efficace.
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