L’Italia si avvicina all’approvazione definitiva della pillola contraccettiva gratuita. La misura riguarderà solo le donne sotto i 26 anni e i medicinali saranno distribuiti nei consultori o in strutture pubbliche. La decisione è stata approvata dal Cda dell’Aifa e ora aspetta la ratifica finale con una delibera dello stesso Cda. La conferenza delle Regioni ha già dato parere positivo alla decisione. La Commissione tecnico scientifica dell’Aifa dovrà valutare la rimborsabilità. Le restrizioni sull’età e sui consultori hanno suscitato polemiche. Le senatrici Cecilia D’Elia e Beatrice Lorenzin criticano le limitazioni, sostenendo che escludono molte donne. Distribuire la pillola a tutte le donne avrebbe avuto un costo stimato di 140 milioni di euro. Nel 1993 la pillola contraccettiva è stata classificata come non rimborsabile. Nel 2015 è stata spostata dalla fascia A alla fascia C a causa dei rischi di trombo-embolismo venoso segnalati dagli studi scientifici. Alcune Regioni, come l’Emilia Romagna e la Puglia, avevano già iniziato a rimborsare la pillola contraccettiva autonomamente. Secondo D’Elia e Lorenzin, questa decisione rischia di vanificare gli sforzi regionali e avrebbe bisogno del supporto dello Stato. Nonostante sia una versione ridotta rispetto al progetto iniziale, la decisione viene vista come un primo passo. Si aspetta un annuncio ufficiale al più presto.
L’Italia si avvicina all’approvazione definitiva della pillola contraccettiva gratuita. La misura riguarderà solo le donne sotto i 26 anni e i medicinali saranno distribuiti nei consultori o in strutture pubbliche. La decisione è stata approvata dal Cda dell’Aifa (l’Agenzia italiana del farmaco) e ora aspetta la ratifica finale con una delibera dello stesso Cda. Tuttavia, la conferenza delle Regioni ha già dato parere positivo alla decisione.
Nonostante la prossima approvazione, le restrizioni sull’età e sui luoghi di distribuzione hanno suscitato polemiche. Le senatrici Cecilia D’Elia e Beatrice Lorenzin hanno criticato le limitazioni, sostenendo che escludono molte donne che potrebbero beneficiare di questo servizio. Inoltre, distribuire la pillola contraccettiva a tutte le donne avrebbe avuto un costo stimato di 140 milioni di euro, un fattore che ha probabilmente portato ai vincoli imposti sulla distribuzione.
La pillola contraccettiva, dal 1993, era stata classificata come non rimborsabile in Italia. Nel 2015, a causa dei rischi di trombo-embolismo venoso segnalati dagli studi scientifici, è stata spostata dalla fascia A alla fascia C dei farmaci rimborsabili. Nonostante questo, alcune regioni italiane, come l’Emilia Romagna e la Puglia, avevano già iniziato a rimborsare volontariamente la pillola contraccettiva.
La decisione attuale, sebbene una versione ridotta rispetto al progetto iniziale che includeva tutte le donne, viene vista come un primo passo significativo per garantire l’accesso gratuito alla contraccezione. Tuttavia, secondo D’Elia e Lorenzin, questa decisione rischia di vanificare gli sforzi regionali già intrapresi e avrebbe bisogno del supporto dello Stato stesso per garantire un’implementazione uniforme sul territorio italiano.
Si aspetta quindi un annuncio ufficiale al più presto, al fine di fornire una conferma definitiva a questa decisione che potrebbe avere un impatto significativo sulla salute e il benessere delle donne italiane.
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